Tra i tanti ruoli che il genere femminile è chiamato a ricoprire c’è anche quello della lavoratrice.
Che sia impiegata, operaia, commessa, cameriera, imprenditrice o giornalista, la conquista del mondo del lavoro per noi donne non è stata certo semplice da raggiungere.
Si tratta di una conquista, caratterizzata da anni di fatica e di lotta per rivendicare il nostro posto.
Una battaglia che non è ancora finita, in nessun ambito, incluso quello informatico.
Il rapporto tra donne e l’informatica non è mai stato facile e ancora oggi persiste il pregiudizio che scienza e tecnologia siano “cose da uomini”. Eppure, guardando la storia dell’informatica scopriamo che non solo le donne sono brave in questo ambito, ma spesso hanno anche battuto sul tempo i colleghi uomini.
Tra i nomi più noti della storia dell’informatica, ricordiamo:
- Grace Murray Hopper la prima programmatrice che durante la Seconda guerra mondiale decifrava i codici nemici, inventò il termine debugging ma, soprattutto, è inventrice del linguaggio di programmazione Cobol in uso ancora oggi.
- Margaret Hamilton che sviluppò il software di bordo per il programma spaziale Apollo 11.
- Karen Spärck Jones la quale condusse uno dei suoi studi più importanti su una funzione fondamentale per misurare l’importanza di una parola in un insieme di documenti, oggi alla base del meccanismo dei motori di ricerca.
In uno degli ultimi rapporti di Informatics Europe, nei corsi di laurea di informatica delle università italiane, le studentesse sono solo il 20%, meno della media europea. Le discipline STEM (scienza/tecnologia/ingegneria/matematica), secondo i recenti dati sono scelte solo dal 30% delle universitarie: un dato preoccupante, visto che saranno proprio questi gli ambiti dove si svilupperanno i lavori del futuro.
Come possiamo nel nostro “piccolo” cercare di colmare questo divario? Invitando sempre di più il genere femminile ad avvicinarsi al settore informatico.
Si potrebbe partire con la creazione di un’ambiente stimolante e intellettualmente illuminato, che non escluda alcuna possibilità, già all’interno del nucleo familiare.
Fin dalla tenera età viene indottrinata la convinzione che le donne, proprio per natura, siano più portate a tutte le professioni legate alla cura dell’altro, come l’insegnamento, il benessere e in azienda, nel settore delle risorse umane, mentre, a causa degli stereotipi consolidati nel tempo, per le discipline scientifico-tecnologiche, istintivamente vediamo più affine il sesso maschile. Quindi, pensare diversamente all’interno del nucleo familiare è sicuramente un requisito, un punto di partenza, per far sì che le bambine, poi ragazze e giovani donne, si avvicinino alle materie scientifiche, le conoscano e vi si appassionino.
Pensiero che andrebbe consolidato anche nelle istituzioni quali le scuole, campus universitari e le associazioni e sicuramente dalle aziende, soprattutto dalle aziende appartenenti al settore, continuando la lotta agli stereotipi di genere dall’interno.
E proprio perché in We Plus la forza femminile sta crescendo, abbiamo deciso di dedicare una rubrica che racconterà un po’ di storia delle donne nell’informatica, riportando, anche con le nostre testimonianze dirette, esperienze e dinamiche che mettono in luce la professionalità e il valore che oggi la donna esprime nel mondo della tecnologia.